Bla Bla Bla
(Giuseppe Culicchia)
Questo romanzo di Culicchia del1997 è, nella sua scarna essenzialità, ricco di citazioni letterarie. Ci vedo il minimalismo di certi scrittori americani contemporanei come Bret Easton Ellis, oltre che l'ispirazione palese a "Fame" di Knut Hamsun, ormai quasi sconosciuto scrittore norvegese, Nobel per la letteratura.
Il personaggio del romanzo, infatti, all'improvviso si accorge dell'assoluta inutilità e vacuità di tutti i valori e le relazioni interpersonali che, fino ad allora, informavano la realtà, dando il senso della sua esistenza quotidiana. Così, solo con pochi soldi in portafogli, egli si lascia tutto alle spalle, si fitta una stanza in una pensione economica e si tuffa nel caos della metropoli. Le ore scorrono vuote, una dopo l'altra, nella contemplazione del nulla che è la banalità e ripetitività della vita di tutta quella folla di volti anonimi che, ogni giorno, ci circondano. E l'intercambiabilità e la superficialità dei possibili contatti umani coi propri simili rivela un profondo e irrisolto senso di solitudine interiore. Ogni essere vivente, in questo oceano di acciaio e plastica, di luci al neon e pubblicità appare come un'isola inaccessibile, come una Sfinge inesplicabile eppure senza segreti.
Il protagonista mangia poco, dorme ancora meno, e sembra essere un martire contemporaneo che, in una insensata e lacerante ricerca dell'essenza e del significato ultimo dell'esistenza, si annichilisce fisicamente e si umilia psicologicamente. Egli non prova vergogna ma soltanto un immenso desiderio di verità nuda e di vita scevra da ogni sovrastruttura e ambiguità.
Ma si può vivere da anarchici in una società dove tutto è regolato e automatizzato, persino i sentimenti?
Ci si può annientare al punto di apparire come una larva d'uomo al solo scopo di rivendicare a sè un pò di autenticità e sincerità? Essere liberi, nelle nostre società post-industriali, è forse davvero un'istanza utopica e inattuale.
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